Il 15% degli italiani è a rischio povertà. A decretarlo è uno studio del Centro studi di Unimpresa che analizza dati Istat ed inquadra 8 milioni e mezzo di persone nell’area del disagio sociale, ovvero il 15% della popolazione italiana. Di questi 2 milioni sono disoccupati e 6,6 milioni sono “working poor” cioè persone che, pure avendo un’entrata mensile non riescono a stare al passo con l’andamento dell’inflazione e, più in generale, del caro-vita. In particolare questa fascia, nel 2023 ha visto un aumento da 6 milioni e 551mila soggetti a 6 milioni e 603mila soggetti (+0,8%).
Se a questi oltre 8 milioni di persone si aggiungono anche i 5 milioni di soggetti già individuate come in povertà assoluta il totale sfiora i 14 milioni.
Come fa notare il presidente onorario di Unimpresa, Paolo Longobardi si tratta di un numero «più contenuto rispetto all’attuale 8,5 milioni: serve una traiettoria nuova, un cambio di passo verso un orizzonte diverso. E’ un obiettivo ambizioso, ma a nostro avviso raggiungibile. Si tratta di creare le condizioni affinché le imprese possano crescere, investire e creare nuova occupazione. La ricetta è semplice: meno burocrazia e meno tasse, con una quota consistente di incentivi per chi crea nuova, stabile occupazione».
«Vanno definiti sostegni, misure emergenziali e misure per il reinserimento a livello occupazionale per i poveri, è dunque indispensabile evitare che la situazione degli occupati in difficoltà peggiori ancora di piu»