Febbre dell’oro in Cina. La Repubblica popolare cinese ha comprato altre 60.000 once del metallo prezioso ad aprile, consolidando le sue riserve auree, salite per il 18/mo mese di fila a quota 72,8 milioni, per un valore attestatosi a 167,96 miliardi di dollari dai 161,07 miliardi di fine marzo.
Lo scorso mese, in base ai dati diffusi dalla Banca centrale cinese le riserve valutarie in generale ammontavano a 3.201 miliardi di dollari, in calo di 4,93 miliardi (-1,4%) su marzo, mancando le attese di 3.230 miliardi soprattutto a causa del rafforzamento del biglietto verde.
La forte domanda, in atto da febbraio scorso, è alimentata sia dal suo appeal come bene rifugio in un contesto di incertezze geopolitiche sia dagli investitori che cercano di diversificare gli investimenti in un ambiente di performance poco brillanti da parte di altri asset class. Spesso considerato un investimento sicuro durante i periodi di turbolenze geopolitiche ed economiche, l’oro è infatti aumentato vertiginosamente in risposta all’invasione russa dell’Ucraina e alla guerra a Gaza. I consumatori cinesi si sono riversati sull’oro poiché la loro fiducia negli investimenti tradizionali come quelli immobiliari o azionari ha vacillato.