In un periodo storico particolarmente complesso, i beni rifugio sembrano essere un punto di riferimento ancora valido. Il più famoso è sicuramente l’oro che in queste settimane ha registrato valutazioni record. Ma non è l’unico. Ma come organizzare un portafoglio che comprenda anche i beni rifugio? E quali scegliere? A rispondere è Alessandro Bergonzi, Financial Markets Content Specialist di Investing.com.
Cosa sono i cosiddetti beni rifugio e a che tipo di investitore sono adatti?
«I beni rifugio sono quelli che possiedono un valore intrinseco reale, considerati più affidabili nei momenti economici più delicati, quando c’è volatilità sui mercati, incertezza sulle prospettive future e quando aumenta l’inflazione. Quindi rispondono a un’esigenza di protezione degli investimenti, un porto sicuro in cui approdare durante la tempesta e per questo vengono scelti dagli investitori più prudenti che vogliono proteggere il portafoglio. Il bene rifugio per eccellenza è l’oro, ma hanno la stessa funzione anche i titoli di Stato dei Paesi considerati più solidi e le loro valute».
L’oro è considerato il bene rifugio per eccellenza. Ma in queste ultime settimane le valutazioni del metallo giallo sono state protagoniste di una serie di nuovi record. Cosa ha portato a questi risultati e quale potrebbe essere il destino dell’oro nei prossimi mesi?
«I due principali fattori a supporto dell’oro sono infatti le tensioni geopolitiche e le previsioni di abbassamento dei tassi d’interesse. La guerra tra Israele e Hamas e quella fra Russia e Ucraina favoriscono il ruolo di bene rifugio per eccellenza che riveste l’oro. Quando sul piano internazionale vige l’incertezza, meglio puntare sui lingotti. Dall’altra parte, sui mercati l’oro gode di maggiore considerazione quando la stretta monetaria si allenta. Se i tassi d’interesse sui prestiti scendono, infatti, si abbassano anche i rendimenti degli strumenti a reddito fisso e allora investire in oro può risultare più attraente che puntare sulle obbligazioni. Mentre la strada per l’allentamento della stretta monetaria Bce sembra spianata, i tassi Fed resteranno più alti di quanto previsto ed è per questo che l’oro nelle ultime due settimane è rientrato sui 2.300 dollari l’oncia dopo aver toccato i massimi storici sopra i 2.400 dollari».
Tra i beni rifugio solitamente si trovano anche i titoli di stato di alcune nazioni economicamente molto affidabili. Un esempio è quello del Bund tedesco e del Treasury degli Stati Uniti. Possono essere interessanti occasioni di investimento anche in questo periodo storico così particolare?
«I treasury statunitensi sono saliti costantemente negli ultimi anni, tornando a livelli che non si vedevano dal 2007, raggiungendo un picco del 5% a ottobre 2023 quando l’economia Usa sembrava scricchiolare e i tassi d’interesse destinati a scendere. Tuttavia, questo scenario non si è ancora verificato. Adesso molti analisti si aspettano un nuovo rally delle obbligazioni americane, contando sul fatto che la stretta monetaria Usa fiaccherà l’economia e si tornerà a parlare di tagli. Anche i Bund tedeschi hanno ripetutamente aggiornato i massimi dal 2011 dopo che la Bce ha avviato la politica di rigore. Adesso il 2,5% lordo per un asset sicuro che ha offerto tassi negativi per molti anni è sicuramente interessante, ma si tratta di un rendimento decisamente inferiore rispetto ai Treasury americani».
Così come i titoli di stato a stelle e strisce, allo stesso modo è visto come bene rifugio il dollaro. Ma tra le valute straniere lo stesso compito è affidato anche al franco svizzero e allo yen giapponese. Quali sono le prospettive per queste tre divise?
«Le valute di Paesi con solidi fondamentali economici e conti pubblici in ordine sono decisamente meno esposte alla svalutazione e, dunque, sono viste come un possibile rifugio. Al contrario, quelle dei Paesi emergenti sono soggette a maggiori rischi economici e politici. Inoltre, sono spesso utilizzate come riserva dagli Stati e dalle Banche centrali proprio perché considerate valute forti e sicure e, come l’oro, tendono a rivalutarsi quando crescono le incertezze economiche. Tuttavia, nulla si può dare per scontato quando si tratta di investimenti. Lo dimostra proprio lo yen giapponese che, se fino a poco tempo fa era considerato bene rifugio da molti investitori, negli ultimi tempi si è pericolosamente svalutato nei confronti del dollaro. Il Paese soffre un debito pubblico molto elevato che obbliga la banca centrale a muoversi con molta cautela per difendere la divisa giapponese».
In un portafoglio ben diversificato quale potrebbe essere la posizione e la percentuale dei beni rifugio?
«I beni rifugio sono considerati lo strumento più sicuro per proteggere il capitale nei momenti difficili. Tuttavia, nei momenti di maggiore stabilità economica solitamente offrono rendimenti inferiori rispetto agli asset più rischiosi come le azioni, facendo perdere opportunità agli investitori che potrebbero impegnare risorse su segmenti ben più redditizi. L’importante, prima di effettuare ogni tipo di investimento, è definire i propri obiettivi in base a disponibilità economica, predisposizione al rischio e orizzonte temporale, facendosi aiutare da un professionista se non si dispone di tempo e competenze per investire in autonomia».