La Banca centrale cinese ha bloccato a maggio gli acquisti di oro, ponendo fine alla massiccia ondata di acquisti portata avanti per 18 mesi consecutivi dopo che il metallo prezioso ha toccato quotazioni record.
I lingotti detenuti dalla Pboc sono rimasti invariati a 72,80 milioni di once troy lo scorso mese, secondo i dati diffusi oggi dall’Istituto centrale. Allo stesso tempo, le riserve valutarie sono salite a fine maggio a 3.232 miliardi di dollari, contro i 3.200,8 miliardi di fine aprile e i 3.210 stimati alla vigilia dagli analisti.
Dopo la spasmodica caccia all’oro globale che ha coinvolto soprattutto il Dragone, in piena crisi immobiliare, c’è un primo stop. Partito da 1500 dollari l’oncia nel 2020, tra alti e bassi ormai il metallo giallo ha superato i 2300 dollari l’oncia e non accenna ad arrestare la sua corsa al rialzo, spinto dalla corsa degli operatori globali verso la sicurezza di fronte alle incertezze geopolitiche mondiali.
Complice il continuo rialzo dell’oro, proprio l’attivismo finora della Cina sul mercato dei lingotti. La Banca centrale cinese ha infatti aumentato le sue riserve aurifere per 18 mesi di fila. Pechino ha acquistato oro per diversificare le sue riserve e ridurre la sua dipendenza dal dollaro americano, considerato la valuta più importante da tenere in cassaforte.
Ma per la Cina c’è ancora ampio margine di diversificazione, malgrado gli imponenti acquisti di oro finora, il metallo giallo rappresenta solo il 4,6% delle riserve valutarie del Paese. In termini percentuali, l’India detiene quasi il doppio delle sue riserve in oro.
Curioso come i prezzi dell’oro scendano di oltre l’1% oggi, dopo che i dati hanno mostrato che la banca centrale cinese ha interrotto gli acquisti di oro a maggio, dopo 18 mesi consecutivi di acquisti.
L’oro spot è sceso dell’1,4% a $2.341,37 per oncia alle 0921 GMT. Il metallo ha annullato quasi tutti i guadagni settimanali dopo i dati e ora è in rialzo dello 0,6% questa settimana.
I prezzi dell’oro hanno raggiunto il record di 2.449,89 dollari l’oncia il 20 maggio, e nel cocktail di fattori che hanno portato al rialzo il metallo, uno dei fattori principali è stata la forte domanda delle banche centrali, soprattutto dalla Cina.
«Il calo di 35 dollari è stato guidato dalle notizie provenienti dalla Cina – ha detto Ole Hansen, responsabile della strategia sulle materie prime di Saxo Bank, aggiungendo che – la Cina non ha ancora finito di acquistare oro».
I mercati guardano ai dati sulle buste paga non agricole degli Stati Uniti, attesi per oggi, dove è probabile che la crescita dei posti di lavoro sia inferiore alle aspettative degli analisti.
«Se oggi avremo un rapporto sui posti di lavoro debole e con questo aumento dell’attenzione sui tagli dei tassi USA, potremmo vedere gli investitori dell’ETF raccogliere il testimone che la PBOC, temporaneamente, a mio avviso, ha lasciato cadere a terra», ha detto Hansen.