Il 2025 si apre con i prezzi dell’energia in aumento, che pesano su inflazione e costi delle imprese, ed i timori di dazi che inciderebbero sull’export, già debole. Ma proseguiranno il calo dei tassi, che alleggerisce le condizioni finanziarie, e l’attuazione del PNNR, che non si può più rimandare. Lo rileva il Centro studi di Confindustria nella Congiuntura Flash.
I prezzi al consumo dell’energia sono saliti di +0,1% annuo a dicembre da -6,1% a settembre, portando l’inflazione a +2,4%, da +1,7%, con la core invariata. In Italia l’inflazione è stabile a +1,3%: la core frena (+1,6% da 1,8%), ma i prezzi dell’energia si riducono meno (-2,8%, da -5,5%).
Dopo il taglio dei tassi a dicembre, la BCE non sembra preoccupata per l’inflazione, ma i mercati ora si aspettano meno ribassi. In Italia il BTP sale poco (3,52% a gennaio), con spread sul Bund quasi invariato (+1,08). I tassi bancari sono in calo (4,53% a novembre per le imprese, da 5,48% a inizio 2024). Il credito è in recupero per le famiglie, con prestiti stabilizzati in termini annui (da -0,2% in ottobre), ma è in calo per le imprese (-3,7%).
Quasi fermo il mercato del lavoro. La crescita degli occupati si è quasi fermata a fine 2024: +0,1% a ottobre-novembre sul 3° trimestre (dopo +0,4%). Parallelamente, il forte calo di chi cerca lavoro (-6,6%) segnala una minore forza lavoro, che potrebbe limitare le prospettive di crescita occupazionale futura.
Salgono i servizi mentre per l’industria vi sono “timide luci”. In calo gli investimenti.