
Dalle Borse alle valute, le mosse per combattere la crisi
Il 2021 promette di essere un anno positivo per le Borse, nonostante la grave crisi economica a livello mondiale dovuta alla pandemia da coronavirus. Questo grazie alle politiche fiscali ed economiche accomodanti che potrebbero comportare un allungamento dei tempi per il cambio o il ritocco dei tassi di interesse, anche se rimane il rischio di dispersione dei risultati nel corso dell’anno.
Il premio al rischio gioca a favore delle Borse, pertanto ci sono almeno quattro scommesse che vale la pena di fare. Secondo l’amministratore delegato di Banca Aletti, Alessandro Varaldo, la ripresa sarà graduale e divisa a metà, e la preferenza economica è da accordare a Wall Street e alla tecnologia: «è vero che i multipli sono elevati – commenta – ma appaiono giustificati da una robusta domanda. Lo stesso vale per il comparto healthcare».
Un altro dei temi da tenere d’occhio è quello dell’energia. «Negli ultimi cinque anni gli accordi di Parigi non hanno prodotto risultati concreti ma ora stiamo assistendo a decisi progressi – spiega Varaldo – sostenuti dall’impronta verde dei piani di stimolo fiscale americano ed europeo e dall’ingente flusso di capitali a favore degli investimenti sostenibili». Secondo l’esperto ne potranno beneficiare i comparti di infrastrutture, costruzioni e progetti di riqualificazione industriale.
Occhio poi alle obbligazioni, soprattutto al debito high yield e a quelle dei Paesi emergenti. Come fa notare Andrea Iannelli, investment director per l’obbligazionario di Fidelity International. «L’Asia giocherà un ruolo da protagonista – commenta – i governativi cinesi offrono un ritorno a scadenza del 3/3,5% sul medio lungo, appetibile in termini relativi e con una divisa molto più stabile che in passato. Ha senso metterli in portafoglio». Infatti mentre le obbligazioni cinesi sono poco correlate alle classi di attivo più tradizionali «agli attuali livelli di rendimento, la capacità di svolgere la tradizionale funzione di diversificazione da parte dei bond dei Paesi sviluppati è messa in discussione». Perché l’Asia è favorita? «Come tutti i mercati emergenti ha un dollaro debole, politiche monetarie accomodanti e petrolio decisamente sotto tono», conclude Iannelli.
Per ciò che concerne il mercato dei metalli preziosi, l’unico capace di superare l’indice dei titoli tech americani è stato l’argento, con un rendimento del 48%. «Se nel 2020 la ripresa sarà vigorosa, l’argento potrebbe continuare a sovraperformare il metallo giallo – commenta Carlo Alberto De Casa, analista capo di ActivTrades – la domanda per uso industriale pesa per il 40% a fronte di un ampio utilizzo nel settore fotovoltaico, sostenuto anche dai piani green di stimolo fiscale europeo e americano». L’oro ha una domanda industriale che vale meno del 10%. Ma in uno scenario di debolezza maggiore potrebbe ribaltarsi la situazione, perché l’oro mantiene le caratteristiche di “bene rifugio” e sarebbe «favorito in caso di nuove ondate di contagio o altri choc di Borsa».
Infine, le valute potrebbero cambiare le loro danze di valore grazie alle politiche di sostegno e ai piani vaccinali contro il covid. Secondo Asmara Jamaleh, economista di Intesa Sanpaolo, «la prospettiva di una robusta ripresa dell’economia Usa dovrebbe essere il driver principale a favore del dollaro Usa, anche per l’effetto rialzista che avrebbe sui rendimenti americani». Un investimento valido potrebbe essere però quello sulla valuta cinese, lo yuan, che è tra le prime scelte nel bacino delle valute emergenti.
di: Micaela FERRARO
FOTO: ANSA
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