«Tutti desideriamo la società che l’Europa ci ha promesso, una società in cui possiamo mantenere i nostri valori indipendentemente da come cambia il mondo intorno a noi. Ma non abbiamo alcun diritto immutabile affinché la nostra società rimanga sempre come vorremmo. Dovremo lottare per conservarla».
Ad affermarlo è l’ex premier e presidente Bce Mario Draghi nel suo discorso a Parigi al Cepr secondo cui «sarebbe rassicurante credere che questi problemi non siano così gravi come sembrano e che, essendo un continente ricco, l’Europa possa entrare in una fase di declino gestito e confortevole. Ma in realtà non c’è nulla di confortevole».
«Se l’Ue emettesse debito congiuntamente – ha aggiunto -, potrebbe creare uno spazio fiscale aggiuntivo da utilizzare per limitare i periodi di crescita inferiore al potenziale. Ma non possiamo iniziare a percorrere questa strada se non sono già in atto i cambiamenti nella struttura dei mercati che potrebbero aumentare i tassi di crescita potenziale nel medio termine».
«Senza un debito comune dovremo anche spostare la nostra azione politica dalla modifica dell’orientamento della politica fiscale al miglioramento della sua composizione, aumentando gli investimenti pubblici e al coordinamento tra gli Stati membri».
«Se la Ue continua a registrare un tasso medio di crescita della produttività del lavoro dal 2015, data la nostra società in via di invecchiamento, tra 25 anni l’economia sarà delle stesse dimensioni di oggi. Ciò significa un futuro di entrate fiscali stagnanti e surplus fiscali per impedire l’aumento dei rapporti di debito».
«Tuttavia, siamo di fronte a impegni di spesa che non si ridurranno in proporzione al PIL: le passività pensionistiche non finanziate nei paesi del l’UE vanno dal 150% al 500% del PIL, i 750-800 miliardi di euro all’anno che la Commissione e la Bce stimano saranno necessari per investire nel settore energetico, la difesa, la digitalizzazione, la ricerca e lo sviluppo, senza considerare obiettivi importanti come l’adattamento al clima e la protezione ambientale. Tutti questi sono investimenti che determineranno se l’Europa rimarrà inclusiva, sicura, indipendente e sostenibile».
«Tutti noi vogliamo la società che l’Europa ci ha promesso, una società in cui possiamo sostenere i nostri valori indipendentemente da come cambia il mondo intorno a noi. Ma non abbiamo un diritto immutabile per la nostra società di rimanere sempre come lo desideriamo. Dovremo lottare per mantenerlo».
Continua l’ex Presidente della Bce e l’ex premier italiano, Mario Draghi, nel suo intervento al Simposio annuale del Centre for Economic Policy Research.
Draghi conclude: «Senza un debito comune, dovremo anche spostare la nostra azione politica dal cambiare l’orientamento della politica fiscale al miglioramento della sua composizione – aumentando gli investimenti pubblici – e il coordinamento tra gli Stati membri. Ciò crea anche un margine per aumentare la domanda. Soprattutto, sfruttare lo spazio fiscale all’interno delle nuove regole fiscali dell’UE creerebbe un ampio margine per aumentare gli investimenti».
«La BCE stima che, se tutti i paesi utilizzassero appieno il periodo di aggiustamento settennale, sarebbero disponibili per gli investimenti ulteriori 700 miliardi di euro – una quota significativa del fabbisogno di investimenti pubblici».