
Il 2020 è stato l’anno d’oro dei debutti, ultimo quello di Airbnb, partita col botto
La piattaforma per gli affitti brevi Airbnb ha debuttato a Wall Street con un balzo del 112% a 144 dollari (ne abbiamo parlato qui), un coming out party che ha riscosso un successo incredibile, divenendo la più grande quotazione americana del 2020.
Airbnb è nata durante la crisi finanziaria del 2008 e la sua parabola ascendente, per quanto esemplare, non è l’unica vista a Wall Street negli ultimi anni, e preoccupa il fatto che la piattaforma sia attualmente in perdita, a causa della crisi dovuta alla pandemia e nonostante le entrate generate dall’affitto di appartamenti per le persone in smart working.
D’altronde è già avvenuto: la società Pets.com, icona della prima bolla tech che si è verificata a Wall Street, è approdata in borsa con una raccolta iniziale di 82,5 milioni di dollari, e 9 mesi dopo aveva già chiuso i battenti dichiarando fallimento. Una situazione più o meno parallela a quella di eToys.com che dopo due anni dalla sua IPO – offerta pubblica iniziale – stellare a Wall Street, a causa della concorrenza di Amazon e Wal-Mart è andata in bancarotta.
Insomma, Wall Street è una giostra che nel 2020 ha fatto ballare più del solito. Le Ipo hanno raccolto in totale 150 miliardi di dollari secondo i dati Refinitiv, con Warner Bros Music arrivata a giugno a 13,8 miliardi e l’incremento di DoorDash, colosso del food delivery, dell’85%. «È una stagione pazza, gli investitori devono distinguere tra una grande compagnia e una grande valutazione di mercato», ha spiegato Rich Steinberg, capo stratega di mercato di The Colony Group. Un avvertimento che non è certo formulato a caso, visto che i casi già raccontati hanno dimostrato che i prezzi delle azioni non riflettono sempre al meglio i fondamentali delle aziende.
Il più grande debutto di tutti i tempi a Wall Street, quello in grado di far andare la girandola così rapida da decollare, è stato quello di AliBaba al Nyse, che nel 2014 ha raccolto 25 miliardi di dollari con una capitalizzazione di 168.
Da ricordare anche il caso da montagne russe di General Motors: salvata dalla bancarotta per il rotto della cuffia e rialzatasi nel 2010 fino alle stesse con un’Ipo storica da 20 miliardi. Una ripresa degna del Blu Tornado di Gardaland.
A dimostrazione dell’imprevedibilità del gioco in borsa, si può citare infine l’esperienza di Facebook, il cui debutto nel 2012 era stato tiepido e di cui addirittura si ipotizzò il flop imminente, tre passi indietro con tanti auguri. Nel 2020 le azioni del colosso dei social media hanno subito una brusca impennata, i profitti sono aumentati del 29% e le azioni sono andate su su fino al +37%, portando il patrimonio netto di Mark Zuckerberg sopra i 100 miliardi. E senza nemmeno passare dal via.
di: Micaela FERRARO
FOTO: ANSA
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