
Milano perde quasi il 3% alla viglia delle elezioni, seguono Francoforte (-2,2%), Parigi (-2%), Madrid (-2,6%) e Londra (-1,9%), nel giorno del rilancio dell’economia
Apertura in deciso calo a Wall Street, con gli indici che si avviano verso una settimana in forte ribasso. Dopo i primi minuti di scambi, il Dow Jones perde l’1%, lo S&P 500 cede 39,23 punti (-1,04%), il Nasdaq è in calo di 153,39 punti (-1,37%).
Ieri, lo S&P 500 ha chiuso ai minimi da luglio, sotto i 3.760, con l’avanzare della paura di una recessione. Goldman Sachs ha tagliato le previsioni per lo S&P 500 alla fine dell’anno da 4.300 a 3.600, citando i forti rialzi dei tassi d’interesse, che la Federal Reserve intende portare avanti finché l’inflazione non sara’ sotto controllo.
Non solo Fed in azione contro l’inflazione: ieri, la Bank of England ha alzato i tassi di interesse di 50 punti base, portandoli al 2,25%, e la Banca centrale svizzera di 75 punti base, mettendo fine a oltre sette anni di tassi negativi. Londra, inoltre, ha annunciato i tagli fiscali più ampi dal 1972, facendo perdere quasi il 2% alla sterlina (1,1055 dollari).
Il Giappone, intanto, è intervenuto a sostegno dello yen per la prima volta dal 1998, dopo che la moneta giapponese è scesa sui minimi degli ultimi 24 anni, in scia alla conferma di una politica monetaria ultra-accomodante, un’anomalia in questo periodo.
Il petrolio Wti al Nymex cede il 4,47% a 79,76 dollari al barile, per la prima volta sotto gli 80 dollari da gennaio.
Ko le Borse del Vecchio continente, che a metà seduta registrano tutte ribassi superiori al 2%. La peggiore è Milano (-2,8%) dove la tensione e’ legata anche all’avvicinarsi dell’appuntamento elettorale di domenica, con lo spread in leggera risalita a 224 punti. Seguono Francoforte (-2,2%), Parigi (-2%), Madrid (-2,6%) e Londra (-1,9%).
Le vendite degli investitori europei, in questa fase, sono concentrate in particolare su materie prime, energia, utility e auto. Sul Ftse Mib, l’unica a salvarsi è Tim (+0,5%) mentre sale l’attesa per la possibile offerta di Cdp sulla rete dopo la scadenza elettorale. Scivolano, al contrario, i petroliferi con Tenaris (-4,7%), il lusso con Moncler (-3,87%) e l’industria con Leonardo (-3,7%). Male nel comparto oil Eni (-2,9%) e Saipem (-2,1%). In territorio negativo anche tutti gli altri titoli del listino principale, dalle banche agli assicurativi.