
L’espansione è ancora lontana dall’essere completa e in questa fase iniziale i rischi dell’intervento politico sono asimmetrici. “Un sostegno insufficiente porterebbe a una ripresa debole, creando disagi inutili”
Ci saranno gravi rischi per l’economia Usa senza nuovi aiuti. Non usa mezzi termini il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, che, parlando alla National Association of Business Economics, lancia un vero e proprio allarme sui potenziali rischi che corre l’ancora “incompleta” ripresa economica Usa, nel caso in cui il Congresso e la Casa Bianca non dovessero fornire i necessari, ulteriori aiuti. «La ripresa – dice Powell – è ancora lontana dall’essere completa e in questa fase iniziale direi che i rischi dell’intervento politico sono ancora asimmetrici. Un sostegno insufficiente porterebbe a una ripresa debole, creando disagi inutili mentre al contrario, i rischi di fornire un aiuto troppo generoso sono bassi. Per cui, ha concluso, “anche se le azioni politiche alla fine si dimostrassero superiori al necessario, non andranno sprecate».
Insomma Powell questa volta ha chiesto con decisione alle forze politiche Usa di approvare nuovi stimoli, paventando conseguenze molto spiacevoli per l’economia a stelle e strisce, se gli aiuti non dovessero arrivare in tempo. Il suo tono è apparso più perentorio rispetto a quello usato nelle passate settimane, quando si era limitato a caldeggiare la necessità di un maggiore sostegno fiscale. Ed in questa fase la parola d’ordine deve essere collaborazione. «La ripresa sarà più forte e si muoverà più velocemente se la politica monetaria e la politica fiscale continueranno a lavorare fianco a fianco per fornire supporto all’economia fino a quando non sarà chiaramente fuori dal tunnel».
Due i rischi importanti. In primo luogo i rapidi guadagni iniziali dalla riapertura dell’economia quest’estate potrebbero trasformarsi in uno “sforzo più lungo del previsto per tornare alla piena ripresa” poiché le aziende del settore dei servizi colpite lottano con la domanda debole. In secondo luogo un prolungato rallentamento del ritmo di miglioramento potrebbe innescare “tipiche dinamiche recessive dato che la debolezza si nutre di debolezza“. E tutto ciò potrebbe esacerbare le disparità razziali e di ricchezza esistenti.
Finora la Fed ha tagliato il suo tasso di riferimento quasi a zero a marzo, ha acquistato somme senza precedenti di titoli di stato e si è offerta di prestare direttamente ad aziende, città e Stati per mantenere il funzionamento dei mercati. Tuttavia da luglio i suoi interventi si sono ridotti. Il motivo Powell l’ha spiegato qualche giorno fa, quando ha paventato il rischio di un’inflazione azionaria e cioè di una bolla finanziaria. Powell teme questa inflazione da asset e, per non alimentarla, sta aspettando che arrivino gli stimoli del Governo, che sono aiuti economici e non stimoli finanziari come quelli che può dare la Fed.
Ma a quanto pare i suoi appelli sono stati vani visto che Donald Trump subito dopo ha deciso di congelare nuovi stimoli a quando sarà eventualmente rieletto (leggi qui).
di: Maria Lucia PANUCCI
Ti potrebbe interessare anche: