
La nuova spending dei ministeri sale a 1,5 miliardi nel 2024. Il governo chiede l’ok di 3,4 miliardi per il calo delle tasse
Nel Def le stime sulla crescita economica sono prudenti, ma il Governo punta a numeri più alti. Lo sottolinea il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti che nella premessa del Def ha scritto: «le previsioni di crescita inserite nel Def sono di natura estremamente prudenziale, essendo finalizzate all’elaborazione di proiezioni di bilancio ispirate a cautela e affidabilità. Tuttavia è del tutto realistico puntare per i prossimi anni a un aumento del tasso di crescita del Pil e dell’occupazione che vada ben oltre le previsioni del Documento, lungo un sentiero di innovazione e investimento all’insegna della transizione ecologica e digitale e dello sviluppo delle infrastrutture per la trasmissione dell’energia pulita e la mobilità sostenibile».
Secondo Giorgetti è necessario innanzitutto superare gradualmente alcune delle misure straordinarie attuate negli ultimi tre anni e individuare nuovi interventi sia per il sostegno ai soggetti più vulnerabili che per il rilancio dell’economia. Giorgetti cita in particolare sui bonus edilizi: «la normalizzazione della politica di bilancio” passa anche attraverso la revisione degli incentivi come Superbonus e bonus facciate, che hanno avuto un tiraggio nettamente superiore alle stime. Per questo il governo intende “rivedere l’intera materia degli incentivi edilizi combinando l’efficientamento con la sostenibilità della finanza pubblica e l’equità distributiva», ha concluso.
In arrivo un nuovo ciclo di spending review: nel Def il governo indica il target di ulteriori “concorsi alla prossima manovra di finanza pubblica” da parte dei ministeri “con risparmi di spesa in termini di indebitamento netto pari a 300 milioni nel 2024, 500 milioni nel 2025 e 700 milioni dal 2026“. Le riduzioni si aggiungono a quanto già previsto con la precedente legge di bilancio, portando la riduzione complessiva a 1,5 miliardi nel 2024, due miliardi nel 2025 e 2,2 miliardi a partire dal 2026.
Il governo chiede inoltre al Parlamento l’autorizzazione “al ricorso all’indebitamento, comprensivi della spesa per interessi passivi conseguente il maggior disavanzo autorizzato, che ammontano a 3,4 miliardi di euro nel 2023 e 4,5 miliardi nel 2024“. Lo si legge sempre nel documento. «Le risorse che si rendono disponibili – si precisa – saranno utilizzate con un provvedimento normativo di prossima adozione per sostenere il reddito disponibile e il potere d’acquisto dei lavoratori dipendenti nel 2023, e saranno destinate, nel 2024, a interventi di riduzione della pressione fiscale».
FOTO: ANSA/RICCARDO ANTIMIANI