
Occhi puntati su Apple
L’impennata dei prezzi del petrolio ha creato il maggior aumento dell’inflazione dal giugno del 2022. Un dato che ha portato più di una preoccupazione sui mercati ma non abbastanza da spaventare gli operatori. Il motivo? Se è vero che l’ago della bilancia sarà la Federal Reserve e che questa guarderà ai dati dell’inflazione per capire se alzare o meno i tassi di interesse, è anche vero che la stessa Fed sarà orientata maggiormente verso il dato core ovvero quello scorporato dagli elementi riguardanti i prezzi, più volatili, di energia e alimentari. Qualche minuto dopo il suono della campanella, dunque, l’S&P 500 superava la parità dello 0,23%, il Dow dello 0,2% e il Nasdaq dello 0,3%
Ben diversa la situazione in Europa. Nel Vecchio Continente gli indici registrano un segno meno diffuso anche se, nel caso dell’Italia, in progressivo recupero. Il trend negativo parte proprio dal Ftse Mib che, mentre Wall Street apre, perde lo 0,65% (da sottolineare che la BCE ha bocciato la tassa sugli extraprofitti delle banche voluta dal governo Meloni). Negativo anche il Dax a -0,6%, il Cac 40 perde lo 0,5% e il Ftse 100 lo 0,12% nonostante la contrazione del PIL registrata a luglio.
Mentre l’attenzione internazionale è tutta concentrata sull’incontro al vertice tra Kim Jong Un e Vladimir Putin, incontro che sancisce, di fatto, un’alleanza che non è ben vista nemmeno dalla Cina, gli operatori guarderanno all’andamento di Apple, in particolare dopo quanto accaduto in Francia.
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