Tim ha negoziato con successo e firmato un contratto di finanziamento ponte per un ammontare di 1,5 miliardi con una scadenza fino a 18 mesi, con questo la società rafforza ulteriormente la propria struttura di liquidità in vista della cessione di NetCo. Il colosso tlc, guidato da Pietro Labriola.
«L’operazione è volta alla copertura delle necessità di rifinanziamento fino alla data della chiusura della cessione di NetCo e presenta condizioni in linea con i benchmarks di mercato», si legge in un comunicato. Il closing dell’operazione NetCo è previsto da Tim e Kkr per fine giugno.
I bookrunnes del finanziamento sono Bnp Paribas, Credit Agricole Cib, Deutsche Bank, J.P. Morgan, Santander e Unicredit, con quest’ultima che agisce anche da documentation bank e facility agent.
Il titolo Tim ha chiuso la seduta del 4 aprile in calo dell’1,93% a 0,2285 euro e oggi, 5 aprile, lascia sul terreno un altro -0,53% a 0,2273 euro. Il giorno dopo la sentenza della Corte di Appello di Roma che stabilisce che il gruppo ha diritto alla restituzione del canone di concessione per il 1998 dallo Stato per una cifra vicina a 1 miliardo di euro.
Il miliardo che lo Stato dovrebbe rimborsare a Tim potrebbe andare a compensare quel miliardo di debito aggiuntivo non previsto dagli analisti e ridurre così la leva finanziaria in anticipo sui tempi, aprendo scenari inaspettati a tre settimane dall’assemblea che dovrà decidere il rinnovo del cda. Per gli analisti Tim ha ottime possibilità di ottenere il rimborso, visto il precedente di Vodafone-Omnitel, allora furono rimborsati 49 milioni, l’incognita è il fattore tempo.