Si scalda la partita e il confronto su Tim tra gli attuali vertici del gruppo, guidato dal ceo Pietro Labriola, e gli esponenti della lista alternativa presentata dal fondo Merlyn di Alessandro Barnaba, in particolare il candidato presidente Umberto Paolucci in vista dell’assemblea del 23 aprile.
Con una nota rilasciata prima dell’apertura di Piazza Affari nella mattina dell’8 aprile, Tim ha sottolineato di aver chiesto a Merlyn, che propone come candidato ceo l’ex manager Tim Stefano Siragusa e Paolucci di rettificare alcune informazioni «fuorvianti o intrinsecamente errate» contenute nell’intervista rilasciata a Repubblica sabato 6 aprile e nella lettera inviata agli azionisti firmata dai tre esponenti di spicco del piano TValue.
«Non essendoci stata alcuna rettifica, Tim ritiene doveroso ristabilire una corretta informazione per il mercato finanziario», scrive la società. Tim sottolinea anche di aver già dato mandato ai legali per gli adempimenti necessari. Merlyn è alla ricerca del sostegno del primo azionista Vivendi, che possiede il 23,75% del gruppo.
Il comunicato di Tim punta a sottolineare nuovamente la bontà dell’operazione di scorporo e cessione della rete a Kkr. I valori della transazione, scrive Tim, «sono corretti così come confermato da primarie istituzioni bancarie e di consulenza strategica indipendenti».
Inoltre, continua il comunicato, «la sostenibilità finanziaria e industriale della società» dopo la vendita della rete è garantita per Tim grazie a una leva che, ribadisce la società, scenderà a 2 volte dopo il closing e a 1,6/1,7 volte al 2026 senza considerare gli earnout potenziali. E la continuità aziendale, continua la nota, è già stata garantita in ogni scenario, grazie anche al finanziamento ponte di 1,5 miliardi per coprire le esigenze necessarie siglato pochi giorni fa. Infine, Tim sottolinea che il contratto sottoscritto con il veicolo controllato da Kkr, Optics Bidco, è vincolante e «non risultano al momento ritardi rispetto alla sua programmata esecuzione entro l’estate».
La missiva agli azionisti di Merlyn, firmata da Barnaba, Siragusa e Paolucci è stata inviata sul finire della scorsa settimana. Riguardo all’operazione Netco, definito «l’asset più prezioso dell’azienda – la lettera sostiene che – nel caso in cui la sua vendita dovesse essere l’unica soluzione per il deleveraging dell’azienda, è necessario eseguirla nel modo più appropriato e che è fondamentale riconoscere il rischio reale di ritardi temporanei o indefiniti nel processo di vendita – come accaduto a Ita-Lufthansa nel processo antitrust in Ue – Non considerare tale rischio, rappresenta una significativa svista strategica da parte dell’attuale Consiglio di amministrazione e del management».
Un attacco alla strategia dell’attuale board e di Labriola che si fa più netto.
«Il piano presentato dal cda non solo non è chiaro e non sostenibile dal punto di vista finanziario, ma presenta anche rischi concreti che potrebbero portare l’azienda in uno stato di forte tensione finanziaria, con la possibilità di dover ricorrere a un aumento di capitale in caso di ritardi prolungati nel finalizzare la vendita della rete», scrivono gli sfidanti.
Nella lettera, inoltre, viene ribadito il piano di vendita di Tim Brasil da realizzare già nella seconda metà del 2024 e di Tim Consumer, entro la metà del 2025. Entrambi gli asset vengono definiti non core nella visione di Tim secondo Merlyn, che punta alla trasformazione in una TechCo, avvicinandosi molto al perimetro dell’attuale Tim Enterprise.