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Economia

Arabia Saudita: da potenza petrolifera a paese con un’economia diversificata. La metamorfosi di una nazione

Rossana Prezioso
20 Aprile 2024
Arabia Saudita: da potenza petrolifera a paese con un’economia diversificata. La metamorfosi di una nazione
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L’Arabia Saudita investe in campi estremamente diversificati tra loro. Non ultimo un fondo di investimento specifico per l’Intelligenza Artificiale

Dopo il calcio adesso l’Arabia Saudita punta ad investire sul tennis. Ma lo sport è solo l’ultimo campo d’azione in cui l’immensa liquidità della nazione si sta manifestando. Una nazione che, da qualche tempo, ha sorpreso tutti con un ambizioso programma di diversificazione delle risorse economiche ed un futuristico progetto di una nuova città, NEOM. Ma quali sono le motivazioni che hanno spinto ad una rivoluzione simile? A rispondere è Gabriel Debach, market analyst di eToro.

La Vision 2030 punta a diversificare l’economia dell’Arabia Saudita andando oltre il petrolio che per decenni ha rappresentato la sola fonte di entrate della nazione. Da cosa nasce questo progetto e quali sono le motivazioni che hanno spinto il Regno a scegliere una strada green?

«Il programma “Vision 2030” rappresenta l’ambizioso progetto lanciato nel 2016 dall’Arabia Saudita sotto la guida del principe ereditario Mohammed bin Salman, il cui scopo principale è quello di ridurre la dipendenza del paese dal petrolio, che attualmente rappresenta circa il 42% delle entrate nazionali, e di diversificare l’economia saudita.
Il petrolio, sebbene abbia garantito prosperità e ricchezza, ha anche portato a volatilità finanziaria e tensioni geopolitiche. L’iniziativa riflette una presa di coscienza da parte dell’Arabia Saudita riguardo alle tendenze globali verso la sostenibilità, particolarmente evidente dopo l’Accordo di Parigi sul clima del dicembre 2015, sottoscritto durante la COP21. La decisione di adottare un percorso più “verde” non è quindi sorprendente, ma piuttosto una risposta strategica alle nuove sfide globali e ambientali. L’orientamento verso una strategia green si spiega attraverso la necessità di diversificare le fonti di reddito in un contesto di volatilità dei prezzi del petrolio e potenziale esaurimento delle risorse fossili. Investire in tecnologie verdi e rinnovabili apre la strada a uno sviluppo economico sostenibile, aumentando la sicurezza energetica del paese. Parallelamente, l’Arabia Saudita cerca di migliorare la sua immagine internazionale e di posizionarsi come leader nell’innovazione verde, rispondendo alle pressioni internazionali per il rispetto degli accordi climatici. L’adozione di politiche ambientali sostenibili non solo potenzia l’immagine del paese, ma apre anche nuove opportunità per investimenti e per la creazione di posti di lavoro, specialmente per la giovane popolazione. Questo sviluppo è cruciale anche per posizionare il paese all’avanguardia nell’innovazione tecnologica, specialmente nel settore delle energie pulite».

Dal 2016 il principe ereditario Mohammad bin Salman sta attuando una serie di strategie per modernizzare il paese e creare un ambiente sostenibile attraendo investimenti stranieri. Quali sono i settori che maggiormente hanno sfruttato questa vera e propria rivoluzione?

«Il Fondo pubblico per gli investimenti (PIF) dell’Arabia Saudita mira a potenziare la crescita economica del Paese investendo in aree che sfruttano i punti di forza esistenti del Regno e promuovono lo sviluppo sostenibile. Sono stati identificati 13 settori strategici come parte della sua strategia di investimento per sostenere la diversificazione economica e lo sviluppo. Questi settori includono:

1) Aerospaziale e Difesa
2) Automotive
3) Componenti e servizi per l’edilizia e le costruzioni
4) Beni di consumo e vendita al dettaglio
5) Intrattenimento, tempo libero e sport
6) Servizi finanziari
7) Alimentazione e agricoltura
8) Sanità
9) Metalli e miniere
10) Settore immobiliare
11) Telecomunicazioni, media e tecnologia
12) Trasporti e logistica
13) Servizi pubblici e energie rinnovabili».

Ryad ha investito 500 miliardi di dollari per creare NEOM la smart city che potrebbe essere il prototipo delle città del futuro. In cosa consiste il progetto?

«NEOM è un progetto futuristico da 500 miliardi di dollari iniziato dall’Arabia Saudita per creare una smart city nel nord-ovest del paese, lungo la costa del Mar Rosso. Il nome “NEOM” è un gioco di parole che combina il greco antico “neo” (nuovo) e l’arabo “mustaqbal” (futuro), con un riferimento anche alle iniziali di Mohammed bin Salman, il principe ereditario che è stato un promotore chiave del progetto.
Le componenti principali di NEOM sono:
1. The Line: Una città lineare di 170 km di lunghezza ma solo 200 metri di larghezza, progettata per ospitare fino a nove milioni di persone, senza auto, strade o emissioni di carbonio. I servizi essenziali saranno raggiungibili entro cinque minuti a piedi da qualsiasi punto della città.
2. Oxagon: Un centro per le industrie avanzate e pulite, pensato per essere un modello di sostenibilità industriale e innovazione tecnologica.
3. Trojena Una destinazione montana per il turismo e le attività sportive, inclusi sport invernali, con una particolare attenzione al rispetto dell’ambiente.
4. Sindalah: Un’isola destinata a diventare un lussuoso resort turistico, parte di un più ampio sforzo per attirare il turismo internazionale.
NEOM punta a essere alimentata completamente da fonti rinnovabili come il solare e l’eolico. Il progetto enfatizza anche la sostenibilità ambientale, con il 95% del territorio destinato a rimanere naturale. Inoltre, si prevede l’utilizzo di tecnologie avanzate per migliorare la qualità della vita, incluse soluzioni per la mobilità sostenibile e sistemi avanzati di gestione delle risorse.
Il progetto ha suscitato alcune controversie, principalmente relative allo spostamento forzato delle tribù locali e alle questioni ambientali legate alla costruzione di una città di questa scala».

Tra i tanti campi d’azione della nazione araba c’è anche quello dell’Intelligenza Artificiale: il governo arabo, infatti, sta pianificando un fondo di investimento da 40 miliardi da impiegare nel settore tecnologico, un fondo che permetterebbe all’Arabia Saudita di diventare il più grande investitore mondiale nel campo dell’AI. Quali sono le potenzialità di un progetto simile e le conseguenze a livello geopolitico (concorrenza con Cina e USA su tutti)?

«La competizione nell’ambito dell’Intelligenza Artificiale non è confinata esclusivamente a Wall Street e ai principali centri finanziari. Dalla Cina all’Europa, un numero crescente di nazioni riconosce l’importanza strategica di questa tecnologia. Israele, ad esempio, ha fatto della tecnologia il suo principale punto di forza, generando diversi “unicorni” che hanno attratto l’attenzione a livello mondiale. Anche l’Arabia Saudita, nel suo sforzo di diversificare l’economia al di là del settore petrolifero, sta puntando a diventare un centro tecnologico di rilievo. L’obiettivo è attirare talenti e aziende leader nel campo dell’IA, contribuendo allo sviluppo di un ecosistema tecnologico all’avanguardia.
Il progetto dell’Arabia Saudita di creare un fondo di investimento da 40 miliardi di dollari per l’intelligenza artificiale (AI) segna un significativo passo avanti nel suo obiettivo di diversificare l’economia del paese al di là dell’industria petrolifera. Questo fondo ha il potenziale di trasformare l’Arabia Saudita in un hub globale per l’AI, attrarre talenti e aziende da tutto il mondo e sviluppare tecnologie innovative che potrebbero rivoluzionare vari settori, inclusi quelli delle smart city, dell’energia, della sanità e dei servizi finanziari. La visione di SCAI, il braccio tecnologico del Public Investment Fund (PIF) dell’Arabia Saudita, è quella di guidare l’innovazione in AI per catalizzare il cambiamento a livello globale, promuovendo allo stesso tempo la crescita economica nazionale. Questo piano ambizioso può sicuramente posizionare il Regno come leader nel campo dell’AI, ma richiede anche una gestione prudente e responsabile per navigare le complesse acque delle implicazioni internazionali e dei diritti umani. Il potenziale di sviluppo di un robusto ecosistema tecnologico è considerevole, data la capacità di un tale investimento di stimolare l’innovazione e creare nuove opportunità economiche. Tuttavia, un’iniziativa di questa portata è anche fonte di notevoli sfide geopolitiche. L’ingresso dell’Arabia Saudita in uno dei settori più avanzati e competitivi a livello globale potrebbe alterare gli equilibri di potere tecnologico tra le nazioni, portando a una nuova dinamica di competizione, soprattutto con potenze già consolidate come gli Stati Uniti e la Cina. Inoltre, vi sono preoccupazioni riguardo all’uso che potrebbe essere fatto di queste tecnologie avanzate, in particolare per quanto riguarda la sorveglianza e il controllo sociale, considerando il record dell’Arabia Saudita in materia di diritti umani. Queste preoccupazioni sollevano interrogativi etici significativi sullo sviluppo e l’impiego dell’AI, che necessitano di un’attenta valutazione e di normative adeguate per assicurare che il progresso tecnologico non vada a discapito dei diritti fondamentali».

Dopo gli alterni risultati visti nel mondo del calcio, la nazione araba ha chiuso una partnership strategica pluriennale con il circuito Atp di tennis maschile. Quali potrebbero essere i vantaggi a livello economico e d’immagine di una scelta simile?

«L’Arabia Saudita, prendendo spunto dalla Cina e soprattutto dagli Emirati Arabi Uniti, ha individuato nello sport un mezzo per migliorare la sua reputazione internazionale, presentando un’immagine di modernità e apertura al mondo. Dalla promozione del calcio, con il suo seguito campionato nazionale fino ai Mondiali del 2034, al Gran Premio di Arabia Saudita di Formula 1, fino al golf e ora al tennis, il Paese si sta impegnando attivamente a diventare una destinazione sportiva di rilievo. Uno degli obiettivi principali della Vision 2030 è proprio l’aumento del turismo, e accordi come questo potrebbero contribuire ad attirare un maggior numero di visitatori in Arabia Saudita. Gli appassionati di tennis provenienti da tutto il mondo potrebbero essere attratti nel Paese per partecipare ai tornei, creando un’opportunità per promuovere il turismo sportivo. Tale scelta potrebbe rivelarsi estremamente vantaggiosa sia in termini economici sia di immagine. Ospitare tornei di tennis internazionali aumenterebbe il turismo sportivo, portando appassionati da tutto il mondo in Arabia Saudita. Questo flusso di visitatori avrebbe effetti positivi su vari settori come alberghi, ristorazione e trasporti, generando un importante indotto economico. Inoltre, l’organizzazione di eventi di tale calibro attirerebbe investimenti e sponsorizzazioni internazionali, che non solo apporterebbero risorse finanziarie significative, ma stimolerebbero anche lo sviluppo locale e la creazione di nuove opportunità di lavoro».

Tale iniziativa, conclude Debach, non solo contribuirebbe all’obiettivo di diversificare l’economia saudita, ma potrebbe anche promuovere la comprensione interculturale e la cooperazione internazionale attraverso lo sport.

FOTO: shutterstock
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