Una task force dei massimi esperti in energia del Paese per far decollare questa fonte energetica pulita. Il Pnrr prevede un investimento di oltre 3,6 miliardi di euro
L’idrogeno come fonte energetica anti-CO2, per decarbonizzare l’economia e i processi industriali. Questo uno degli elementi che emergono dalla Relazione sulla situazione energetica nazionale messa a punto dal dipartimento Energia-direzione generale Infrastrutture e sicurezza del ministero della Transizione ecologica (Mite) e da un gruppo di lavoro ad hoc formato da rappresentanze istituzionali e di settore.
L’Europa intende arrivare a una capacità di 40 Gigawatt (Gw) al 2030, con un contributo al mix energetico del 14% per il 2050. Il Piano italiano – si fa presente – punta a una capacità di 5 GW entro il 2030.
L’interesse per uno sviluppo accelerato dell’idrogeno è rimarcato anche nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), dove sono complessivamente 3,64 miliardi di euro i fondi previsti nella misura e dedicati esplicitamente allo sviluppo di progettualità legate all’idrogeno.
Secondo la Relazione – cui hanno lavorato tra gli altri, all’interno del gruppo dedicato, Banca d’Italia, l’Enea, l’Istat, l’Eni, il Gse (Gestore dei servizi energetici), Snam, Terna, e il ministero dello Sviluppo economico – in Europa cresce rapidamente l’interesse per l’idrogeno come soluzione per decarbonizzare i processi industriali e i comparti economici nei quali la riduzione delle emissioni di carbonio è più difficile.
Tanto che la visione strategica prevista dal Green deal europeo prospetta la crescita della quota dell’idrogeno nel mix energetico europeo, oggi inferiore al 2 %, fino al 13-14 % entro il 2050.
La prorità dell’Ue – viene spiegato – è sviluppare l’idrogeno rinnovabile, usando principalmente energia eolica e solare. Il percorso individuato prevede entro il 2024 l’installazione di 6 GW di elettrolizzatori per arrivare ad un installato di 40 GW entro il 2030.
In Italia, per avviare lo sviluppo del mercato dell’idrogeno decarbonizzato – continua la Relazione del ministero – si prevede l’installazione di circa 5 GW di capacità di elettrolisi entro il 2030 integrata con le importazioni o con altre forme di idrogeno a basse emissioni di carbonio. Questo – si rileva – offrirà una concreta opzione di decarbonizzazione dei processi ai settori della chimica di sintesi e della raffinazione di petrolio che già oggi usano idrogeno ottenuto da fonti fossili.
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