
Il mercato USA, partito debole, ha finito col chiudere in forte calo
A Wall Street non sono piaciute le parole di Jerome Powell e soprattutto il quadro che ha fatto di una Federal Reserve ancora non sicura di aver fatto tutto il necessario per poter combattere l’inflazione e il pericolo di un suo rialzo in maniera definitiva.
Per questo motivo, al suono della campanella, gli indici a stelle e strisce, che già erano partiti in debolezza, hanno accentuato il calo chiudendo tutti in negativo. Nello specifico S&P 500, Dow e Nasdaq hanno chiuso rispettivamente a -0,8%, -0,65% e -0,94%. Tutti i settori risultano in ribasso, soprattutto real estate e utility.
Il movimento al ribasso delle azioni ha coinciso anche con un rialzo dei rendimenti con il decennale statunitense al 4,632% ed un trentennale al 4,792%.
Da segnalare la performance positiva di Disney dopo la pubblicazione di conti che hanno superato le aspettative ma anche confermato il taglio dei costi, mentre Arm è risultata sotto pressione dopo la sua prima trimestrale dopo lo sbarco a Wall Street. Fari puntati oltre che sugli ultimi dati macro sui sussidi di disoccupazione, anche verso lo svolgersi della stagione delle trimestrali con la pubblicazione dei numeri di Virgin Galactic, Nissan, Sony e AstraZeneca.
Da sottolineare la stabilizzazione del prezzo del petrolio dopo le vendite viste questa settimana nate dalle preoccupazioni che la domanda di materia prima si stia indebolendo, dal calo delle esportazioni cinesi e dalle previsioni secondo cui gli Stati Uniti consumeranno meno greggio quest’anno. Il tutto mentre si sono attenuati i timori di un allargamento della guerra in Medio Oriente.
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