Il governatore della Fed Christopher Waller vuole “diversi mesi” di buoni dati sull’inflazione prima di abbassare i tassi. «I banchieri centrali non dovrebbero mai dire mai, ma i dati suggeriscono che l’inflazione non sta accelerando e credo che ulteriori aumenti del tasso ufficiale probabilmente non siano necessari», ha spiegato. Tuttavia, il politico ha aggiunto che avrà bisogno di essere convinto prima di sostenere i tagli in tempi brevi.
Quest’anno i mercati hanno dovuto ricalibrare le loro aspettative sulla politica monetaria. Nei primi mesi gli operatori dei mercati dei futures avevano previsto almeno sei tagli dei tassi quest’anno a partire da marzo. Tuttavia, una serie di dati sull’inflazione superiori alle attese ha cambiato tale prospettiva al punto che il primo taglio non dovrebbe avvenire al più presto prima di settembre con al massimo due riduzioni di un quarto di punto percentuale prima della fine dell’anno.
Waller non ha fornito indicazioni sulle sue aspettative sui tempi o sulla portata dei tagli e ha detto che “lo terrà per sé”. «L’economia ora sembra evolversi più vicino a quanto previsto dal Comitato – ha affermato. – Tuttavia, in assenza di un indebolimento significativo del mercato del lavoro, ho bisogno di vedere ancora diversi mesi di buoni dati sull’inflazione prima di potermi sentire a mio agio nel sostenere un allentamento della politica monetaria».
A inizio maggio la Fed ha confermato ancora una volta lo status quo sui tassi d’interesse che sono rimasti nella forbice tra il 5,25%-5,50%, il più alto dal 2001, esattamente come a marzo. La mossa era ampiamente attesa da analisti ed investitori che aspettevano per questo mese che la politica monetaria americana rimanesse inalterata e così è stato. E stasera, dopo la chiusura delle borse Ue invece i fari si sposteranno sulle attese per le minute della Federal Reserve dalle quali ci si aspetta maggiori indicazioni in termini di politica monetaria.